Una marea nera di 20 chilometri minaccia il santuario dei cetacei. Colpa della fuoriuscita di 600 metri cubi di gasolio causati dalla collisione tra due navi avvenuta all’alba di domenica 7 ottobre tra l’Isola di Capraia e la Corsica. A urtarsi sono state la Ro-Ro Ulysse della compagnia tunisina Cotunav che trasportava camion e auto e la portacontainer Cls Virginia battente bandiera cipriota. L’incidente ha provocato la fuoriuscita di circa 600 metri cubi di “fuel oil”, cioè di olio carburante che ha prodotto una chiazza che si è estesa in mare per circa venti chilometri quadrati, tra capo Corso e Capraia, minacciando l’area chiamata “Santuario dei Cetacei”. un disastro ambientale le cui conseguenze sono difficilmente immaginabili.
ll Santuario dei Cetacei è un’area protetta del Mar Ligure ricca di balene e di altri cetacei nata nel 1999 con un patto tra Francia, Principato di Monaco e Italia. L’accordo è stato inserito nella lista delle aree a protezione speciale della Convenzione di Barcellona e, pertanto, è riconosciuto da tutti i paesi del Mediterraneo. L’area si estende per 100.000 Km in acque nazionali e internazionali.
Al momento, confermano le autorità francesi, le correnti stanno spostando questo mostro denso e trasparente verso nord.
La striscia di carburante in mare è lunga quasi 20 km e continua ad allungarsi. Il liquido è pesante e viscoso, tipo il miele, ma quando le onde s’ingrosseranno diventerà più spesso e difficile da raccogliere.
Secondo le previsioni la corrente dovrebbe spingere la marea nera verso le coste della Provenza francese o al limite della Liguria, ma c’è da considerare un’altra variabile: il vento potrebbe spostare la striscia in direzione della costa. Quando il materiale si mischia con la sabbia può andare a fondo distruggendo gli organismi più sensibili, e la bonifica diventa praticamente impossibile. Da non sottovalutare infine la delicatezza dell’intervento di disincaglio delle due navi. La Ulysse ha colpito di prua, e i compartimenti stagni della CLS Virginia dovrebbero aver limitato i danni. Tuttavia c’è sempre l’eventualità che al momento del distacco le imbarcazioni possano inabissarsi. In quel caso si dovrebbero ripescare i relitti.
Ma questo disastro non è l’unica cosa che minaccia il Santuario.
Purtroppo è un’area marina protetta fasulla, che cosi com’è non serve a nulla, visto che non viene presa nessuna misura per regolamentare il traffico marittimo, e l’inquinamento dell’area.
Bisogna intervenire in modo concreto per preservare le tante bellezze del Santuario e contrastare le minacce che su di esso incombono.
Le principali minacce che gravano sul Santuario e sui Cetacei sono:
- pesca: i cetacei possono essere accidentalmente uccisi dagli attrezzi di pesca, come le reti derivanti, ancora usate nel Santuario da francesi e italiani;
- inquinamento chimico: non sono state adottate misure per la riduzione dell’inquinamento nell’area del Santuario;
- inquinamento acustico: i suoni emessi in mare dalle attività umane sono un potenziale disturbo per i Cetacei;
- traffico navale: nel Santuario c’è un intenso traffico marittimo, comprese le navi veloci per il trasporto passeggeri, con alto rischio di collisione e disastri, come quello appena avvenuto.
Non possiamo fare finta di nulla anche dopo l’ennesimo disastro ambientale di cui i media cercano di non parlare, condividi questa notizia, è il momento di chiedere che vengano prese delle misure per proteggere sul serio il santuario dei cetacei!